
Una filosofia moderna
Non è facile stabilire una vera e propria data di inizio dello sviluppo dell’ECONOMIA CIRCOLARE come nuovo modello di business.
Nel 1976, in una rapporto presentato alla Commissione europea, dal titolo “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, Walter Stahel e Genevieve Reday descrissero il nuovo modello economico e il suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, risparmio di risorse e riduzione dei rifiuti. La ricerca venne pubblicata nel 1982 nel libro “Jobs for Tomorrow: The Potential for Substituting Manpower for Energy”.
Ad oggi è diventata una vera e propria filosofia, tanto che è stata identificata come la politica nazionale nell’ 11º piano quinquennale della Cina a partire dal 2006.
I suoi principi fondamentali sono:
Pensiero sistemico
Quando si vuole intervenire per modificare un sistema, la comprensione del sistema stesso è fondamentale per definirne e pianificarne le correzioni. Il pensiero sistemico si adatta a sistemi non lineari, ovvero sistemi in cui attraverso condizioni di retroazione e partenza imprecisa il risultato non è necessariamente proporzionale all’ingresso e dove l’evoluzione del sistema è possibile perché si possono evidenziare proprietà emergenti.
Riguarda la capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente, entro un intero. Gli elementi sono considerati come ‘adatti a’ infrastrutture, ambiente e contesto sociale. il sistema può evidenziare proprietà emergenti. Esempi di questi sistemi sono tutti i sistemi viventi e qualsiasi sistema aperto come i sistemi metereologici, le correnti oceaniche o le orbite dei pianeti.
I rifiuti sono cibo
I rifiuti non esistono. I componenti biologici e tecnici di un prodotto (i nutrienti, per stare alla metafora biologica) vengono progettati con lo scopo di adattarsi all’interno di un ciclo dei materiali che termina con lo smontaggio e la ri-proposizione. I nutrienti biologici sono atossici e possono essere semplicemente compostati. I nutrienti tecnici – polimeri, leghe e altri materiali artificiali – sono progettati per essere utilizzati di nuovo con un dispendio di energia minimo.
La diversità è forza
Modularità, versatilità e adattabilità sono da privilegiare all’interno di una realtà di instabile e rapida evoluzione. L’economia circolare ha come mentalità quella di concentrarsi su prodotti di più lunga durata, sviluppati per l’aggiornamento, l’invecchiamento e la riparazione. Propone strategie come il design sostenibile. Diversi prodotti, materiali e sistemi, con molti collegamenti e misure sono più resistenti di fronte a shock esterni, rispetto ai sistemi costruiti solo per l’efficienza.
Fine dello spreco d’uso del prodotto
L’economia circolare valorizza i processi di condivisione di prodotti e oggetti favorendo la cosiddetta SHARING ECONOMY, economia della condivisione.
Gran parte della materia trasformata in oggetti giace inutilizzata per la maggior parte della sua vita. Magazzini colmi di macchinari in attesa di essere dismessi, scatoloni in cantina pieni di vestiti con scarso valore affettivo, oggetti comprati e usati una volta l’anno.
Energia da fonti rinnovabili
Come per tutti gli esseri viventi, l’energia dovrebbe provenire dal flusso generato dalle forze naturali, prima tra tutte l’energia solare ma anche l’energia eolica o idrica.
Il termine consumo collaborativo (sharing economy) definisce un modello economico basato su un insieme di pratiche di scambio e condivisione di beni materiali, servizi o conoscenze; si basa su un modello di economia circolare, in cui professionisti, consumatori e cittadini in generale, mettono a disposizione competenze, tempo, beni e conoscenze, con la finalità di creare legami virtuosi.
È un modello che vuole proporsi come alternativo al consumismo classico riducendo così l’impatto che quest’ultimo provoca sull’ambiente
Si tratta di un fenomeno che interessa diversi settori:
QUALI SONO I BENEFICI DI TUTTO QUESTO??
Nel 1976, in una rapporto presentato alla Commissione europea, dal titolo “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, Walter Stahel e Genevieve Reday descrissero il nuovo modello economico e il suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, risparmio di risorse e riduzione dei rifiuti. La ricerca venne pubblicata nel 1982 nel libro “Jobs for Tomorrow: The Potential for Substituting Manpower for Energy”.
Ad oggi è diventata una vera e propria filosofia, tanto che è stata identificata come la politica nazionale nell’ 11º piano quinquennale della Cina a partire dal 2006.
I suoi principi fondamentali sono:
Pensiero sistemico
Quando si vuole intervenire per modificare un sistema, la comprensione del sistema stesso è fondamentale per definirne e pianificarne le correzioni. Il pensiero sistemico si adatta a sistemi non lineari, ovvero sistemi in cui attraverso condizioni di retroazione e partenza imprecisa il risultato non è necessariamente proporzionale all’ingresso e dove l’evoluzione del sistema è possibile perché si possono evidenziare proprietà emergenti.
Riguarda la capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente, entro un intero. Gli elementi sono considerati come ‘adatti a’ infrastrutture, ambiente e contesto sociale. il sistema può evidenziare proprietà emergenti. Esempi di questi sistemi sono tutti i sistemi viventi e qualsiasi sistema aperto come i sistemi metereologici, le correnti oceaniche o le orbite dei pianeti.
I rifiuti sono cibo
I rifiuti non esistono. I componenti biologici e tecnici di un prodotto (i nutrienti, per stare alla metafora biologica) vengono progettati con lo scopo di adattarsi all’interno di un ciclo dei materiali che termina con lo smontaggio e la ri-proposizione. I nutrienti biologici sono atossici e possono essere semplicemente compostati. I nutrienti tecnici – polimeri, leghe e altri materiali artificiali – sono progettati per essere utilizzati di nuovo con un dispendio di energia minimo.
La diversità è forza
Modularità, versatilità e adattabilità sono da privilegiare all’interno di una realtà di instabile e rapida evoluzione. L’economia circolare ha come mentalità quella di concentrarsi su prodotti di più lunga durata, sviluppati per l’aggiornamento, l’invecchiamento e la riparazione. Propone strategie come il design sostenibile. Diversi prodotti, materiali e sistemi, con molti collegamenti e misure sono più resistenti di fronte a shock esterni, rispetto ai sistemi costruiti solo per l’efficienza.
Fine dello spreco d’uso del prodotto
L’economia circolare valorizza i processi di condivisione di prodotti e oggetti favorendo la cosiddetta SHARING ECONOMY, economia della condivisione.
Gran parte della materia trasformata in oggetti giace inutilizzata per la maggior parte della sua vita. Magazzini colmi di macchinari in attesa di essere dismessi, scatoloni in cantina pieni di vestiti con scarso valore affettivo, oggetti comprati e usati una volta l’anno.
Energia da fonti rinnovabili
Come per tutti gli esseri viventi, l’energia dovrebbe provenire dal flusso generato dalle forze naturali, prima tra tutte l’energia solare ma anche l’energia eolica o idrica.
Il termine consumo collaborativo (sharing economy) definisce un modello economico basato su un insieme di pratiche di scambio e condivisione di beni materiali, servizi o conoscenze; si basa su un modello di economia circolare, in cui professionisti, consumatori e cittadini in generale, mettono a disposizione competenze, tempo, beni e conoscenze, con la finalità di creare legami virtuosi.
È un modello che vuole proporsi come alternativo al consumismo classico riducendo così l’impatto che quest’ultimo provoca sull’ambiente
Si tratta di un fenomeno che interessa diversi settori:
- I SISTEMI DI PRODOTTI/SERVIZI
- REDISTRIBUZIONE ECONOMICA
- STILE DI VITA COLLABORATIVO
QUALI SONO I BENEFICI DI TUTTO QUESTO??
- Riduzione dell’inquinamento mediante condivisione dei mezzi di trasporto.
- Risparmio economico e riduzione degli sprechi grazie alle formule di prestito, acquisto condiviso, scambio di prodotti.
- Incremento della felicità grazie a nuove interazioni sociali positive.
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